Lettera del CAART sui circhi
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Gentile Presidente Boldrini ed Egregi Senatori,
il CAART Coordinamento Associazioni Animaliste Regione Toscana che è un insieme di oltre 45 Associazioni animaliste ed è nato in Toscana ormai 4 anni fa, associazioni unite dall'amore per gli animali e da ideali comuni (che poi dovrebbero essere alla base della coscienza di ogni persona!) e cioè il rispetto per la natura e per ogni suo essere vivente, natura di cui anche noi facciamo parte.
Ebbene, noi del CAART condividiamo la lettera sottostante della Presidente dell'Associazione Gabbie Vuote Onlus Firenze Corrieri, Membro del CAART, e ribadiamo che in un Circo non può esistere libertà per un animale, un animale selvatico non ha scelto di eseguire giochi, di ballare, di saltare nel fuoco, di esibirsi vestito da clown.
A nostro parere, il Circo con animali è una realtà obsoleta, appartiene ad un passato in cui gli animali erano solo dei fenomeni da baraccone,assieme alla donna cannone e barbuta...
I bambini, grandi portatori di giustizia e di sensibilità non devono assistere a questi spettacoli che li porteranno inesorabilmente a considerare gli animali solo oggetti da consumare, in una spirale di crudeltà senza fine.
Stefano Corbizi - Portavoce CAART - Coordinamento Associazioni Animaliste Regione Toscana
Gentili Signori,
abbiamo letto "l'inchiesta della settimana" che la Nazione ha pubblicato sul circo.
Volendo esprimere la nostra opinione, basata comunque su fatti concreti (video, fotografie, testimonianze, inchieste) e obiezioni ragionate, contestiamo quelle "verità" che i circensi ci impongono come potessimo impersonare le tre scimmiette della favola.
Ovvero:
- società pluralista non significa società involuta, chiusa al cambiamento, incapace di modificarsi e di evolversi verso un futuro dove le opinioni restino sì pluraliste ma non basate su tradizionalismi; altrimenti non sarebbero più libere opinioni ma condizionamenti;
- gli animali del circo sono comunque trattati male anche se nati in prigionia; ognuno di loro tende alla libertà, a praticare la propria etologia, a vivere in un ambiente naturale; tuttò ciò non appartiene alle gabbie, alle catene, agli addestramenti;
- i finanziamenti ministeriali che dal 2010 al 2015 sono stati di 21 milioni di euro elargiti senza criterio etico anche a circhi sotto procedimento penale, sarebbe più giusto e accettabile venissero utilizzati contro il randagismo che, nonostante le tante leggi, vede circa un milione di cani vagare in stato di sofferenza nelle strade del nostro Paese;
- non è un problema collocare gli animali selvatici dismessi dai circhi; possiamo segurie l'esempio dei 33 leoni nati in cattività, sottratti ai circhi di Colombia e Perù (paesi dove sono stati proibiti gli spettacoli pubblici con questi grandi predatori) e trasferiti in Sudafrica;
- amare profondamente un animale non significa "spezzarlo" e imprintare in lui la paura riducendolo preda della Sindrome di Stoccolma (particolare stato di dipendenza psicologica e/o affettiva che si manifesta in vittime di episodi di violenza fisica e psicologica);
- dicono che chiudere i circhi può significare la disoccupazione per centinaia di persone; anche i razzisti americani proclamavano che lo schiavismo non doveva essere abolito perchè dava lavoro a tanti bianchi che operavano nei cantieri ove si costruivano navi negriere e nelle officine che producevano catene e fruste.
Quindi, come al solito, a buon intenditor poche parole. E' soltanto ipocrisia quella che viene sbandierata senza pudore per nascondere e depistare da quella violenza quotidiana insita nello sfruttamento degli animali nei circhi.
No ai circhi con animali!
Grazie per l'attenzione
Mariangela Corrieri
Presidente Associazione Gabbie Vuote Onlus Firenze
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